INTERROGAZIONE n. 30 del 25/02/2022
In merito alla stabilizzazione dei precari della sanità assunti in emergenza Covid - 19.

Al Presidente della Giunta regionale

Premesso che:
- la devastante emergenza sanitaria da Covid 19 che ha investito il pianeta negli ultimi due anni ha messo a dura prova i sistemi sanitari di ciascuna nazione;
- in Italia, poi, la pandemia ha fatto emergere la debolezza di tutti i diversi modelli di sanità regionale;
- in Calabria, per di più, è emersa la maggiore fragilità di un sistema sanitario storicamente deficitario e messo, ancora prima della pandemia, a dura prova dai tagli imposti dal piano di rientro dal disavanzo del settore sanitario i cui effetti, dopo 12 anni di commissariamento, si sono rilevati disastrosi: un disavanzo di svariati milioni di euro, livelli essenziali di assistenza sotto la soglia, con un punteggio di parecchio inferiore al punteggio minimo di 160, una migrazione sanitaria verso il Nord che svuota le casse della Regione di centinaia di milioni di euro, ospedali e presidi territoriali smantellati;
più tasse con un incremento delle aliquote fiscali (Irap e Irpef), ma nessun servizio adeguato;
alcune Asp sciolte per infiltrazioni mafiose, senza bilanci e con debiti incalcolabili;
- nonostante tutto, però, anche in Calabria, come del resto d’Italia, si è riusciti a far fronte all’emergenza, grazie allo spirito di servizio ed alla professionalità di medici, infermieri, operatori sanitari, tecnici e amministrativi che, con spirito di abnegazione, hanno, nonostante tutto, continuato a svolgere il loro lavoro con impegno e dedizione, rimettendoci, purtroppo non di rado, la vita;
- a questo vero e proprio miracolo hanno partecipato, senza alcun dubbio, i lavoratori precari della sanità, molti reclutati nell’immediatezza dell’emergenza, ai quali la Legge 30 dicembre 2021, n. 234 (Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2022 e bilancio pluriennale per il triennio 2022-2024), al comma 268 riconosce il diritto alla stabilizzazione;
- secondo la novella legislativa approvata, infatti, “al fine di rafforzare strutturalmente i servizi sanitari regionali anche per il recupero delle liste d'attesa e di consentire la valorizzazione della professionalità acquisita dal personale che ha prestato servizio anche durante l'emergenza da COVID-19, gli enti del Servizio sanitario nazionale, nei limiti di spesa consentiti per il personale degli enti medesimi dall'articolo 11, comma 1, del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 2019, n. 60, come modificato dal comma 269 del presente articolo: a) … b) ferma restando l'applicazione dell'articolo 20 del decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75, dal 1° luglio 2022 e fino al 31 dicembre 2023 possono assumere a tempo indeterminato, in coerenza con il piano triennale dei fabbisogni di personale, il personale del ruolo sanitario e gli operatori socio sanitari che siano stati reclutati a tempo determinato con procedure concorsuali, e che abbiano maturato al 30 giugno 2022 alle dipendenze di un ente del servizio sanitario nazionale almeno 18 mesi di servizio, anche non continuativi, di cui almeno 6 mesi nel periodo intercorrente tra il 31 gennaio 2020 e il 30 giugno 2022, secondo criteri di priorità definiti da ciascuna regione. Alle iniziative di stabilizzazione del personale assunto mediante procedure diverse da quelle sopra indicate si provvede previo espletamento di prove selettive. c) possono, anche al fine di reinternalizzare i servizi appaltati ed evitare differenze retributive a parità di prestazioni lavorative, in coerenza con il piano triennale dei fabbisogni di personale, avviare procedure selettive per il reclutamento del personale da impiegare per l'assolvimento delle funzioni reinternalizzate, prevedendo la valorizzazione, anche attraverso una riserva di posti non superiore al 50 per cento di quelli disponibili, del personale impiegato in mansioni sanitarie e socio- sanitarie corrispondenti nelle attività dei servizi esternalizzati che abbia garantito assistenza ai pazienti in tutto il periodo compreso tra il 31 gennaio 2020 e il 31 dicembre 2021 e con almeno tre anni di servizio. - la norma rappresenta non solo un giusto riconoscimento alle centinaia di lavoratori che da precari si sono spesi e si spendono tutt’ora nella lotta alla pandemia, ma anche l’occasione di un rilancio vero della sanità calabrese;
- molte regioni hanno già avviato confronti serrati con le Organizzazioni Sindacali per addivenire da una parte alla stabilizzazione di quelle figure ricomprese nella citata norma e dall’altra a chiedere a Governo e Parlamento di integrare la stessa norma per includere figure (tecnici ed amministrativi) oggi escluse;
- l’occasione offerta dalla norma approvata non può, in alcun modo, essere trascurata o, peggio, sprecata in quanto la Calabria rischia di perdere professionalità importanti (solo a titolo di esempio, nell’area centrale della regione parliamo di quasi 500 lavoratori) che, stanchi della precarietà, potrebbero prendere, come purtroppo spesso avviene, la via dell’emigrazione scegliendo regioni che offrono una prospettiva di stabilità lavorativa. Tutto quanto sopra premesso, con la presente si interroga il Presidente della Giunta regionale, anche nella sua funzione di Commissario ad Acta per l'attuazione del Piano di rientro dal disavanzo del settore sanitario della Regione Calabria
Per sapere:
quali utili e tempestive iniziative intenda assumere per dare seguito alle disposizioni sopra citate

Allegato:

25/02/2022
R. MAMMOLITI